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Sapere che Gesù continua a percorrere le vostre strade, mescolandosi vitalmente al suo popolo, coinvolgendosi e coinvolgendo le persone in un’unica storia di salvezza, ci riempie di speranza, una speranza che ci libera da quella forza che ci spinge ad isolarci, a ignorare la vita degli altri, la vita della nostra città. [...] Una speranza che ci chiama a guardare in mezzo allo “smog” la presenza di Dio che continua a camminare nella nostra città. Perché Dio è nella città

- Papa Francesco -

 

By A.iuliucci

CHIESA SAN PIETRO APOSTOLO
E quando divenne parrocchia? E perché intitolata all’apostolo Pietro?
 Il libro è chiuso e non s’è trovato ancora chi ne sciolga i sigilli. La memoria documentaria non è lunga, perché non si spinge più giù del secolo decimoquinto. Nemmeno nelle Rationes Decimarum del 1308-10, del 1325 e del 1328 abbiamo trovato cenno alcuno né in riferimento al paese né in riferimento alla chiesa.
Quando parlano infatti di Airola, di cui Moiano era un Casale, sintetizzano tutto nelle generiche espressioni: “Clerici Ayrole” (1308-10), “Receperunt ab archipresbitero et Clericis castri Ayrole” (1325), “Clericis Ayrole” (1328).
E’ certo però che già prima del 1476 la chiesa di S. Pietro era parrocchiale e ne aveva la cura d’anime il sacerdote D. Antonio Mango, cui successe, proprio in quell’anno,
D. Nicolò Mango con Bolla del 9 dicembre.La  prima notizia che ci riporta all’Archivio Storico Diocesano di Sant’Agata dei Goti con la Relazione di Santa Visita del Vescovo Gian Luigi de’ Luigi, è del 10 gennaio 1514. La dice curata; ne riporta l’inventario della scacra suppellettile e dei beni patrimoniali; ne indica il cappellano, D. Gesualdo de Baffo, che ha la responsabilità della cura d’anime e il Rettore, per la cura dell’edificio sacro, nella persona di Bartolomeo Capobianco, arcidiacono della Cattedrale di Sant’Agata dei Goti e poi vescovo di Lettere (1540-47), nipote di Pietro Paolo Capobianco, vescovo santagatese dal 1487 al 1505, che riterrà la carica fino alla morte
Questa prima Relazione non ci dà, però, una precisa descrizione dell’edificio che, anche se di modeste proporzioni, sembra sia stato a tre navate. Infatti, nella Santa Visita del 1569 il segretario annota che la parte mediana è ben “coperta pingis”, ma la parte destra è scoperta e per l’acqua piovana che vi entra non è possibile tenervi il SS.mo Sacramento.
Questa situazione di degrado non era nuova. Le stesse annotazioni le troviamo nel 1534 e soprattutto nel 1546, quando il popolo protesta in data 25 novembre perché dal 10 agosto vi si è dovuta sopendere anche la celebrazione della messa festiva. Solo nel 1578 si faranno lavori di restauro tali da lasciare contento il Visitatore del 1581 che annota: è coperta con coppi e canali, già tutta completa e rifatta, ben comoda e con le necessarie porte.  Nel 1521 vi era stata costruita una cappella intitolata alla Santa Croce con giuspadronato della famiglia de Luca, restando unica e sola fino ai restauri del  1578, quando, abbattuta e non più riedificata, il Vescovo la trasferì a Bucciano nella chiesa di Santo Spirito. Prese il suo posto la cappella di S. Leonardo, una volta esistente  accanto alla Porta  di S. Angelo in Airola e dal vescovo trasferita a S. Pietro. Anche questa rimane unica e sola fu verso la metà del secolo successivo. A Partire dal 1521 sono attestati anche il battistero, il pulpito per la predicazione, due campane nel piccolo campanile, e sopra l’altare maggiore una icone di legno con la statua di S. Pietro dipinta e dorata. Nel 1569 viene ordinata la demolizione di questa icone perché vecchia e indecente e la statua di S. Pietro trova sistemazione già nel 1572 in nicchia con pitture all’intorno sempre sull’altare maggiore.
All’esterno accanto alla chiesa dal 1534 fino al 1572 c’è una piccola cappella fatta costruire dalla famiglia Ferace in onore di S. Andrea Apostolo.
 Nel 1631 l’edificio sacro, già vecchio e cadente, subì un radicale restauro e ampliamento: “Reperit dictam ecclesiam ampliari et ad meliorem formam reduci…,  quod Ill.mus Dominus laudavit” (Ha trovato che la detta chiesa viene ampliata e ridotta a forma migliore…, e di ciò Monsignore Illustrissimo ha avuto parole di lode).  E’ il vescovo Ettore Diotallevi, che nel 1613 aveva compiuto un atto di saggezza pastorale e amministrativa unendo in perpetuo Rettoria e cura d’anime in una sola persona.
Nella ristrutturazione le cappelle interne non sono prese in considerazione: verranno una dopo l’altra in tempi e per necessità diverse. Nel 1633 vi si trovano quella di S. Leonardo (che c’era anche prima) e del SS. Sacramento (nuova), sita in fondo a destra di chi entra, all’altezza dell’altare maggiore l’una e più giù l’altra. Nel 1636 vi si aggiunge sullo stesso lato quella di S. Maria del Carmelo fatta costruire da D. Cesare Cotugno, ed è già pronto il vano per la nuova cappella del Salvatore, la Concezione e S. Andrea ad opera del chierico Gian Carlo Ferace con l’aiuto del parroco che aveva avuto in cessione dallo stesso chierico la cappella di S. Andrea trasformata in sacrestia . Nel 1639  è detto che esso è già completo, e che è stato poi costruito anche un altare-cappella in onore della Madonna dell’Arco per devozione di Agostino Muollo.
Nel 1642 Beatrice Cotugno fa costruire la cappella di S. Maria della Grazia. Per ultima viene la cappella del Purgatorio attestata nel 1654.
Poi la peste del 1656 e forse un nuovo degrado, fino al terremoto del 1688 che la colpisce a morte il 5 giugno “ad hora 20” di quel tempo.
Nel 1692 le funzioni parrocchiali vengono trasferite alla chiesa di S. Sebastiano e si ci mette alla ricerca di fondi per i necessari lavori. Le offerte dei fedeli dovettero essere cosi abbondanti al presente e cosi promettenti per il futuro, che si pensò di abbattere il vecchio e ferito edificio e di costruirne sullo stesso sito uno nuovo più ampio e più bello.
Ma c’è un limite anche alla generosità dei fedeli, ben intenzionati che siano, dinanzi ad un’opera di vaste proporzioni. Si lavorò sodo, si gettarono le fondamenta, si innalzarono tutte le mura perimetrali fino a dieci palmi da terra e poi fu necessario fermarsi. E fermi trovò i lavori nel 1701 il vescovo Visitatore Filippo Albini. Ma l’opera è necessaria, e il vescovo esorta uno degli Eletti, presente sul posto, di far proseguire i lavori e completare il rustico con il contributo dell’Università.
Nel 1715 la struttura è completa. Mancano però altare, suppellettili e decorazioni. Il popolo insiste perché venga benedetta, a il vescovo rimanda a quando tutto sarà in buon ordine. E fu benedetta il giorno 8 marzo 1717 ad opera di D. Nicola Gualtieri, nipote del vescovo e suo vicario generale.
Questa volta le cappelle laterali furono incluse nella progettazione, ma ridotte di numero, quattro in tutto: SS.mo Sacramento, Purgatorio, S. Maria dell’Arco, S. Leonardo. Le altre, con tutti i loro diritti e oneri, sarebbero rimaste annesse o alla stessa chiesa  o alle altre cappelle. Delle quattro, all’inizio  ne furono realizzate solamente due: SS.mo Sacramento e Purgatorio. Le altre verranno in seguito.
Lungo tutto l’arco del secolo ci furono come una corsa per rendere la chiesa sempre più bella e ricca di opere d’arte: gli altari laterali in marmo intarsiato, la balaustra che chiude il presbiterio, l’altare maggiore maestoso sulla struttura e solenne armonia, il battistero piccolo gioiello, le decorazioni della cupola e del corpo della chiesa, gli stucchi, le tele.
Lo zelo e le molte sollecitudini di Mons. Liguori per questa chiesa – è il Tannoia che scrive – avevano portato frutto anche dopo la sua assenza. Molte opere infatti, a cominciare dall’altare maggiore, furono realizzate dopo il 1775, anno delle dimissioni del Santo.
Una  lapide, murata alla base del campanile e datata 1822, dice che per quarant’anni (cioè dal 1782, subito dopo la realizzazione del battistero) si erano raccolti molti fondi nella popolazione e finalmente s’erano potuti costruire il campanile e la nuova facciata.
Non essendovi già prima “ cosa che non spiri devozione e magnificenza”, la Madonna della Libera la scelse come una sede per sempre. Regina di Moiano, non poteva rimanere appartata e lontano dalla folla dei suoi devoti. Perla e ricchezza vera dell’edificio sacro, è divenuta sempre più perla dei cuori. Per lei nel 1904 fu costruita un’apposita cappella, da ricondurre ancora all’antico splendore, come nel 1978 sta ritornando all’antico splendore tutta la chiesa, arricchita anche di nuove artistiche vetrate e porta maggiore di bronzo, frutto del popolo che lungo tanti secoli con la sua generosità ha saputo dare corpo e bellezza alla sua fede cristiana.